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*Ishtar*
view post Posted on 9/7/2008, 15:41 by: *Ishtar*




9 luglio 2008

L'intervista

Boni: "Il mio Puccini che entra nel cuore della gente"

di Emanuele Bigi

Alessio Boni è stato il volto televisivo della passata stagione, prima con Guerra e pace, poi con Caravaggio. Sicuramente sarà protagonista anche del prossimo autunno con la fiction dedicata a Giacomo Puccini, in fase di post produzione. Nel frattempo si gode la campagna laziale e gli applausi del pubblico al XX CivitaFestival che gli ha consegnato il Sangallo d'oro come miglior attore, insieme a lui Pupi Avati, il doppiatore e interprete Luca Ward e Lorenza Mazzetti, una delle fautrici del Free Cinema inglese negli anni Cinquanta. Lo incontriamo a tarda notte mentre degusta squisite mousse al limone, caffè e frutto della passione.

Ha scelto di interpretare un altro personaggio che ha segnato la storia, le piacciono i grandi nomi?
"Mi sono sempre piaciute le sfide. Prima di tutto mi ha colpito la sceneggiatura di Francesco Scardamaglia, una rarità, di solito i personaggi "potenti" prendono il sopravvento e invadono anche la parola. La storia parte da Puccini settantaseienne, poco prima della morte, che concede una lunga intervista. Andiamo indietro nel tempo, ai 23 anni quando frequentava il conservatorio a Milano, a 27 alla morte della madre, a 33 quando perde il fratello. Il tutto è giocato sui flashback, si incontrano gli applausi e i boati, ma anche i fischi per la Madama Butterfly. Tutta la sua vita viene descritta attraverso una serie di pennellate, di spunti, senza seguire per filo e per segno gli anni di carriera. Una bella idea, in Rai infatti i flashback non erano ben accetti, con questa fiction si vuole scardinare un po' le regole".

Cosa l'ha colpita di questo personaggio così importante nel mondo della musica classica e dell'Opera?
"Ha sempre cercato di entrare nel cuore della gente, non ha mai voluto essere un intellettuale della musica alta, raffinata, sofisticata ed elitaria. Perché piace Shakespeare o Moliere? Perché partono dal basso per arrivare alla sublime poesia. Puccini partiva sempre dal ruspante toscano che era per poi scrivere Nessun dorma. Questa duplice essenza forgia il genio eterno. Se la poesia rimane solo poesia dopo un po' stanca, c'è bisogno di altro. L'uomo non si ciba solo di caviale, anche se può adorarlo, a un certo punto non vede l'ora di mangiare una rosetta con la mortadella. Puccini possedeva questa dicotomia meravigliosa".

Qual è il suo rapporto con la musica alta?
"Mi fa impazzire, da Bach ai più moderni. Puccini per l'Opera è il non plus ultra insieme a Verdi. Ovviamente ascolto tutta la musica, poi però sento di dover tornare a Bach, un po' come in letteratura che hai bisogno di rileggere Dante. Non dico tutti i giorni ma Beethoven, il Coriolano e l'intermezzo della Cavalleria rusticana li ascolto spesso. La musica classica mi emoziona in modo diverso, a volte la utilizzo per entrare in un personaggio o in una situazione. Ad esempio nella scena della battaglia in Guerra e pace mi sono caricato con Wagner. La musica moderna mi appartiene, è normale, vivo questi tempi e trovo molto bello l'ultimo album di Jovanotti".

Ora ci riveli un segreto, quanto conta la bellezza per un attore?
"Quando sei incerto ti affidi all'estetica. Agli inizi di una carriera e non sei strutturato come attore posso capire che la bellezza sia un po' il lasciapassare. Ma se rimane l'unica caratteristica a cui affidarsi diventa stucchevole. Se sei bello devi riuscire a catturare il pubblico con un altra arma, la bravura. Poi dipende da cosa si vuol fare nella vita, se si punta al fotoromanzo la bellezza è fondamentale. Io non mi sono mai sentito belloccio, ho sempre puntato su altre corde".

Nel futuro cosa ci attende?
"Ritorno a teatro dopo cinque anni di assenza con il testo Il Dio della carneficina della scrittrice parigina Yasmina Reza per la regia di Roberto Andò. A Londra lo sta portando in teatro Ralph Fiennes. Insieme a me ci saranno Silvio Orlando, Anna Bonaiuto e Michela Cescon. Sono molto contento perché il palcoscenico rappresenta le mie radici, il cinema e la tv li ho conquistati dopo sette anni di teatro. Finalmente mi confronto con una commedia, noir. I due grandi mezzi di massa non mi concedono parti leggere allora mi sono aggrappato al mio primo grande amore".

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